mercoledì 26 marzo 2014

SCATTI DI JAZZ: MILES DAVIS + IRVING PENN

In un blog che si chiama Ritratti di jazz, non poteva mancare una sezione dedicata, appunto, ai ritratti di jazz: la fotografia e il jazz, il jazz immortalato dai maestri dello scatto, passati e attuali.
L'immaginario del Jazz deve moltissimo alla fotografia: innumerevoli sono gli scatti divenuti delle vere e proprie icone e di sicuro ognuno di noi, jazzofili e non, ne custodisce il ricordo in qualche remoto angolo della memoria.

L'immagine di oggi riguarda Miles Davis, fotografato da Irving Penn.




A chi (oserei dire jazzofili e non) non è mai capitato di vedere questa foto? Miles è stato ritratto innumerevoli volte, e tante sono le sue immagini famose. Questo ritratto è diventato una vera e propria icona, un'immagine forte, intensa in cui Miles assume sembianze quasi selvagge, animalesche, ancestrali. Il suo volto sembra esprimere una calma solenne una concentrazione intrinseca.
La foto fu commissionata a Irving Penn, grande fotografo di moda e non solo, per essere poi utilizzata per la copertina dell'album "Tutu" (Warner 1986).
La foto frontale interiore dell'album è altrettanto famosa e affascinante. 


L'espressione del volto qui è altrettanto carica, concentrata, quasi a non voler far scappare i pensieri... Come non notare le mani, protagnoniste in questo scatto: così nodose e piene di solchi da sembrare scolpite nel legno.

Ancora le mani sono protagoniste di una serie di scatti, sempre realizzati per la stessa occasione ed utilizzati per la grafica del disco "Tutu". Eccoli:


Nella stessa sessione furono poi realizzati 12 scatti, sempre relativi alle mani, ma stavolta con la tromba:



Delle 12 fotografie, questa è stata battuta alla casa d'aste Philips de Pury di New York l'11 aprile 2011 alla cifra di 122.500 dollari.



IL SOGGETTO: MILES DAVIS (Alton, 26 maggio 1926 – Santa Monica, 28 settembre 1991)

Considerato uno dei più influenti, innovativi ed originali musicisti del XX secolo, dotato di uno stile inconfondibile ed una incomparabile gamma espressiva, per quasi trent'anni Miles Davis è stato una figura chiave del jazz e della musica popolare in generale: “il campione dell'hard bop, il pioniere dell'improvvisazione modale, il dispensatore di squassante rock elettronico, il portabandiera di nuove estetiche che poi ripetutamente ha rinnegato, il personaggio dai comportamenti contraddittori, dai proverbiali atteggiamenti arroganti e cinici, dall'espressione truce, dai modi indisponenti, insolenti, l'uomo che non aveva soggezione di nessuno, che dichiarava di non credere alla famiglia, ai valori dello spirito, che non esitava a definire “ridicola” la musica di qualche suo geniale collega. L'uomo che non ringraziava mai, che visse il tormento della tossicodipendenza, che ritardava deliberatamente le sue entrate per tenere sulla corda il pubblico e chi lo aveva scritturato, la star troppo odiosa per essere vera. Colui che forse dietro a tutto questo nascondeva una fondamentale timidezza, nella sua singolare contraddizione di negro nato in una famiglia ricca, e quindi nel violento contrasto tra l'educazione ricevuta in famiglia e gli esempi che vide quando, adolescente, si trovò in mezzo ai boppers e agli hipsters dei quali finì per adottare filosofia, modi di vivere e vizi. Ma, soprattutto, uno dei più grandi musicisti che il jazz abbia mai espresso, un grande artista afro-americano che almeno quattro o cinque volte ha messo sottosopra l'intera scena musicale”
Da Arrigo Polillo, Jazz, Mondadori, Ed. aggiornata 1997


IL FOTOGRAFO: IRVING PENN  (Plainfield, 16 giugno 1917 – New York, 7 ottobre 2009) 

Irving Penn è universalmente conosciuto per le sue fotografie di moda, ritratto e still life, che hanno condizionato l’idea di stile e di eleganza nell’immaginario collettivo del secondo dopoguerra.  
Da ragazzo studia pittura, grafica e design industriale presso la Philadelphia Museum School of Industrial Art. Nel 1943 scatta la sua prima cover per Vogue: da quel momento, davanti al suo obiettivo passeranno tutte le più importanti celebrità – attori, artisti, personaggi dello spettacolo e della cultura – e i suoi scatti contribuiranno non solo a rimodellare l’immagine della rivista, ma avranno un impatto importante sull’intera fotografia di moda e di ritratto. Contraddistinto da un’impostazione minimale e dalla maniacale attenzione per i dettagli, il lavoro di Penn acquista uno stile inconfondibile, basato su una raffinata semplicità e soluzioni formali sempre originali. Parallelamente alla carriera commerciale, conduce negli anni autonome ricerche personali  dedicando ampio spazio alla rappresentazione di persone, gruppi e comunità che vivono ai margini della società moderna. Durante i numerosi viaggi intrapresi per i servizi di Vogue, Penn inizia quindi a realizzare sedute estemporanee di ripresa nelle quali ritrae gente comune incontrata per strada: lontani dalla rappresentazione fintamente naturalistica dell’etnografia tradizionale, questi ritratti anonimi – realizzati all’interno di uno studio portatile, davanti allo stesso sfondo neutro che caratterizza le sue fotografie di moda – mostrano figure dalla forte presenza visiva, presentate con i propri indumenti, ornamenti e strumenti di lavoro ma nello stesso tempo estraniate rispetto alle contingenze della vita quotidiana.  Da www.fondazionefotografica.org 

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