domenica 23 marzo 2014

4 CHIACCHIERE VIRTUALI CON... NICOLA FAZZINI

Ieri pomeriggio mi sono collegata via fb con il sassofonista e compositore veneto NICOLA FAZZINI, reduce dall'appena concluso festival JAM Jazz a Mira da lui diretto, e dalla recentissima realizzazione di un nuovo lavoro discografico con l'XY Quartet per nusica.org.

Ph. Fabio Bertolini



Nicola Fazzini, classe 1970, è direttore della Scuola Thelonious Monk di Mira (VE) nonché docente presso la stessa, dove segue la classe di sax e il progetto big band. Dal 2011 è direttore artistico della rassegna “JAM Jazz A Mira”. Ha avviato negli anni molti progetti musicali originali, suonando tra l’Europa, gli USA e l’Asia. Tra i più recenti e longevi vi sono il Nicola Fazzini Quartet con Riccardo Chiarion, Stefano Senni e Luca Colussi; il Try Trio con Gabriele Evangelista e Francesco Cusa; XYQuartet di cui è co-leader con il bassista Alessandro Fedrigo.

La chiacchierata si è svolta in una chat aperta a chi volesse intervenire con domande e commenti. Bastava farne richiesta tramite messaggio privato e gli avremmo aperto la conversazione.

Un ringraziamento particolare, oltre naturalmente a Fazzini, va alle persone intervenute:

Donatella Bro, un'appassionata;
Giuseppe Avanzino, ligure, cantante dei Mandillà, gruppo che traduce ed esegue pezzi di De Andrè in genovese (solo come lettore)
Ludovico Di Marino, da Napoli (mi pare), anche lui collegatosi solo per seguire in diretta la conversazione.


ARGOMENTO DELLA CHIACCHIERATA: il nuovo progetto fondato e diretto da Nicola, il CREI.



CREI (Composizione, Ricerca e Improvvisazione) è un ensemble a geometria variabile formato da alcuni tra i migliori e interessanti esecutori e compositori del nord-est d'Italia. L'aspetto compositivo riveste importanza capitale in questo progetto; musica originale, innovativa, senza vincoli di genere o stile.
Il gruppo, fondato e diretto dal sassofonista Nicola Fazzini, realizzato in collaborazione con MusiCafoscari e Nusica.org, vede una nutrita front-line di strumenti a fiato e una vigorosa sezione ritmica. Un suono che evoca il jazz ma che ha l'ambizione di rappresentare e interpretare il luogo, il tempo e la realtà in cui viviamo e che si propone di divenire un laboratorio open content di nuove idee musicali.
Ensemble che ha nel proprio dna la vocazione allo sviluppo in network di progetti anche multidisciplinari, CREI mette in contatto musicisti professionisti e gli studenti più talentuosi, in un’ottica di strategia culturale sul territorio che parta dalle possibilità più ampie di condivisione (aspetto a volte sottovalutato anche da artisti di grande livello) che si muove sulle piattaforme più frequentate dal nuovo pubblico, quelle del web, dei social network e interagendo con i luoghi dell’eccellenza formativa.

Nicola Fazzini (sax alto e soprano, direzione)
Ettore Martin (sax tenore)
Gianluca Carollo, Daniele Goldoni (tromba)
Federico Pierantoni (trombone)
Alberto Prandina (corno e mellofono)
Glauco Benedetti (tuba)
Saverio Tasca (vibrafono)
Alessandro Fedrigo (basso elettrico)
Luca Colussi (batteria)

Da una sua intervista del dicembre 2013 curata da Andrew Rigmore e Antonio Terzo per Jazz Colours, ho appreso che era proprio in quel periodo che Nicola stava formando il CREI, un progetto ambizioso che ha richiesto molta energia creativa e organizzativa, essendo la prima volta che componeva per un ensemble così largo. Già in quei mesi, dunque, studiava, leggeva e scriveva molto per questa iniziativa che solo oggi vede la luce.
Il CREI, debutterà infatti live  nell'ambito e a chiusura del MusiCaFoscari Jazz Fest a Venezia, festival che si svolgerà tra il 27 e il 30 marzo in città.

In questo post, il resoconto della chiacchierata.


PARTE PRIMA: IL PROGETTO CREI

Manuela: ciao Nicola, benvenuto! Innanzitutto ti ringrazio per esserti prestato a questa sorta di “esperimento” virtuale.
Nicola: figurati grazie a voi, mi piace questa iniziativa: apprezzo l'uso del web e dei social anche io, moltissimo!
Manuela: dunque, siamo qui per parlare di un nuovo progetto da te fondato e diretto: il CREI, acronimo di Composizione, Ricerca E Improvvisazione. Un ensemble, leggo nella presentazione, “a geometria variabile”. Cosa significa esattamente, si tratta una formazione aperta?
Nicola: l'idea è più ampia: arrivare a costituire un'associazione di nome CREI di cui questo ensemble è il primo progetto. Credo sia importante, in questo periodo non facile, riuscire a proporre progetti culturali e artistici che abbiano anche una forza aggregativa.
Manuela: sono d'accordo, e poi ne parleremo... Composizione è il primo termine, date infatti molta importanza all'aspetto compositivo, come viene sviluppato e come si coniuga con quello improvvisativo?
Nicola: la riflessione che accomuna me e alcuni dei compagni di viaggio/compositori di questo progetto è porre al centro del lavoro musicale la forza delle idee. Idee musicali che prescindano da vincoli di genere e stile e da schemi precostituiti e linguaggi in qualche modo idiomatici. Negli ultimi anni, l'improvvisazione, anche quella jazzistica più ardita, si è in qualche modo avvitata in schemi prevedibili e ha perso la propria forza innovativa. La ricerca intesa come composizione obbliga invece l'improvvisatore a fermarsi e porsi delle domande innanzitutto: Perché uso questo linguaggio e non un altro, perché lavoro con questo materiale musicale e cosa rappresenta la mia musica per me e per gli altri?
Manuela: sicuramente molto interessante come impostazione! E visto che mi hai accennato alle idee mi chiedevo: ¾ di XY Quartet sono nel CREI (te, Alessandro Fedrigo e Luca Colussi): anche le idee musicali del quartetto “trasmigrano” o influenzano quest'altro progetto?
Nel frattempo vedo che si è collegato Giuseppe Avanzino, confermi Giuseppe?
Giuseppe Avanzino: ciao, vi sto seguendo, ma essendo ad una riunione non riesco ad intervenire. Comunque sto leggendo tutto. Molto interessante.
Nicola: Salve Giuseppe, grazie e benvenuto! Per rispondere alla tua domanda, Manuela, si molte delle riflessioni di cui sopra sono nate in seno a XY e in particolare con Alessandro Fedrigo, con il quale collaboro da molti anni.
Manuela: sempre nella presentazione si legge, a proposito della vostra musica “ Un suono che evoca il jazz ma che ha l'ambizione di rappresentare e interpretare il luogo, il tempo e la realtà in cui viviamo”. Come si traduce questo intento musicalmente?
Nicola: forse questo è l'aspetto più impegnativo e difficile del progetto. Io amo il jazz, ho conosciuto e collaborato con tantissimi musicisti che dedicano la vita al jazz e che vivono questa parola con sincero amore, rispetto e passione. Ho però la sensazione che, se vogliamo vivere compiutamente nella realtà che ci circonda e nel tempo di oggi, anche se il jazz è divenuto ormai di fatto un linguaggio universale, abbiamo bisogno anche di altre strade e linguaggi. Credo che ci sia moltissima musica interessante non necessariamente jazz. Penso, esempio, alla musica cosiddetta colta, classica e nell'usare questi termini già sento la limitazione che è insita nel categorizzare in questo modo la musica. Intendo autori contemporanei, oppure di musica elettronica o, perché no, anche nel cosiddetto pop.
Manuela: quindi in un certo senso le categorizzazioni è come se imbrigliassero la musica, passami i termini, rendendola incapace di interpretare i tempi? E parlando dei generi di cui hai accennato, pensi che questi debbano in qualche modo fondersi per rappresentare l'oggi, la contemporaneità?
Nicola: beh oggi, che ci piaccia o no, abbiamo le playlist, non i dischi, abbiamo radio online dove troviamo di tutto e gli stessi musicisti hanno percorsi tra i più vari, empre più spesso intrecciati. La mia è una constatazione o se vuoi una previsione, non necessariamente un auspicio.


PARTE SECONDA: IL PUBBLICO AI CONCERTI, RIFLESSIONI E OSSERVAZIONI

Ph Fabio Bertolini

Manuela: nel frattempo do il benvenuto anche a Ludovico Di Marino, ciao Ludovico, intervieni se vuoi!
Ludovico: buon pomeriggio. No posso commentare per altri impegni, ma vi sto seguendo!
Nicola: Ciao Ludovico, benvenuto! Tra l'altro, dicevo, facciamo tutti un gran parlare, non solo in Italia, del fatto che il pubblico latita e in particolare nel jazz vediamo pochi ragazzi ai concerti, e mi chiedo se questo non sia legato a questo modo che abbiamo di etichettare e categorizzare che, di fatto, fa da deterrente più che da aggregante.
Donatella Bro: in ritardo...buon pomeriggio!
Nicola: buon pomeriggio!
Manuela: Benvenuta Donatella, quando vuoi intervieni pure. Riguardo al pubblico ai concerti, Nicola, credo che aleggi, tra i giovani soprattutto, una sorta di pregiudizio, per cui si tende ad etichettare questa musica come troppo difficile, impegnativa e in finale noiosa...Per cui il lavoro che si fa nelle scuole, di musica intendo, credo sia fondamentale per un'educazione più consapevole. Ad esempio per il CREI, c'è anche il coinvolgimento dell'Università Ca Foscari, di studenti talentuosi: qual'è la vostra strategia sul territorio?
Nicola: si, innanzitutto paghiamo anche per colpe non nostre. I percorsi scolastici purtroppo hanno penalizzato la musica, anche se ultimamente qualche segno di risveglio c'è, e la cultura della musica dal vivo in Italia è legata ai teatri e non ai club o altri luoghi e qui le responsabilità della burocrazia (siae ad esempio) sono enormi. Io ho l'onore da quasi dieci anni di dirigere un piccolo ma importante centro formativo musicale www.theloniousmonk.it e da qualche tempo abbiamo cominciato una collaborazione con MusiCafoscari che sta sviluppando un'interessante attività musicale. Le difficoltà sono molte e coinvolgere attivamente le persone, i ragazzi e non, non è facile...
Donatella: io non parlo da esperta, anche se il jazz mi piace molto. Penso che l'approccio dei ragazzi a scuola con il jazz sia anche un avvicinarsi alla musica in generale, perché il jazz è anche improvvisazione, quindi non è necessario imparare a memoria delle partiture...
Nicola: ciao Donatella, si l'improvvisazione è un'ottima scuola di vita!
Manuela: si, d'accordo con te Donatella! Nicola, quali difficoltà incontrate con i giovani o con il pubblico in generale?
Nicola: noto un fenomeno che mi lascia perplesso e che in qualche modo fatico a spiegarmi: chi studia musica comincia un po' a suonare in giro tende a non partecipare ai concerti come pubblico. Sembra esserci quasi una divisione tra chi la musica la fa e chi l'ascolta.
Manuela: caro Nicola devo dirti che la stessa brutta tendenza l'ho notata anch'io e come te proprio non me la spiego.
Nicola: si e questo ha come primo effetto la mancanza di un senso di comunità e condivisione.
Manuela: è proprio quello che penso anch'io, ma nella musica, come nell'arte in generale la condivisione è, o almeno dovrebbe essere, TUTTO!
Nicola: non so, credo che le motivazioni possano essere molteplici.
Manuela: tu che idea ti sei fatto?
Nicola: sicuramente i ritmi di vita e di lavoro sono cambiati. Siamo tutti molto impegnati e nelle nostre priorità il momento sociale di condivisione può sembrare superfluo. Io per primo in questi ultimi anni ascolto molti meno concerti di quelli che vorrei. Va detto che però in questo senso ho dato molto in passato. Facevo senza pensarci su un sacco di km per andare a sentire questo o quell'artista.
Manuela: si, forse in parte è questo, i ritmi di vita frenetici e sempre più stressanti...
Donatella: si confermo, a volte i concerti sono lontani e soprattutto, durante la settimana, è difficile muoversi e in più costa spostarsi.
Nicola: è vero Donatella, però ho visto persone mangiarsi molti soldi in una cena e poi mugugnare per un biglietto di 5€ per un concerto. D'altra parte, vedo che molti musicisti assenti tra il pubblico, ma se loro per primi non sostengono le iniziative rischiamo di non farle più.
Donatella: per quanto mi riguarda, il problema non è tanto il prezzo del biglietto quanto il costo dello spostamento. Sono stata spesso a Umbria Jazz, ma andare costa un tot: viaggio, pernottamento, mangiare.
Manuela: Donatella, quello che tu dici è incontrovertibile, ma in Italia oltre a Umbria jazz ci sono miriadi di realtà minori che vengono letteralmente snobbate, anche sul territorio in cui nascono e si sviluppano, è questo che mi lascia molto perplessa.
Donatella: vero, ma non conoscendo le iniziative, non vai... io parlo per me che comunque non faccio parte del mondo della musica. Esco raramente ma quando esco mi piacerebbe ascoltare della buona musica bevendo qualcosa.
Nicola: Donatella uno dei problemi che ci troviamo noi ad affrontare nel fare musica anche solo in un locale è il peso burocratico ed economico legato alla siae. Sicuramente ci sarebbe musica anche sotto casa tua se fosse più semplice e meno costoso organizzarla.
Manuela: questo è un tema veramente ampio credo richiederebbe giornate intere e si rischierebbe di non uscirne! Dico forse un'eresia ma se si potesse combinare l'uso di licenze creative commons e il pagamento dei musicisti tramite voucher forse qualcosa si inizierebbe a risparmiare, forse, sia a livello di siae che di enpals, che, tra l'altro, nemmeno esiste piu!
Nicola: temo che quando saremo al lumicino e vedranno le loro entrate da concerti affievolirsi, ecco allora forse rivedranno la loro politica. Ma con la direzione attuale non mi sembra ci siano segnali di ravvedimento, tutt'altro. Ci vorrebbe un moto di ribellione dal basso o, dall'alto, un cambiamento sulle politiche dei servizi a livello di UE. Il diritto che un autore percepisca un compenso per il proprio lavoro è sacrosanto, in Italia è andato però a intaccare il diritto alla libera espressione della circolazione delle idee.


PARTE TERZA: PROGETTI PER IL CREI E SALUTI

Manuela: io credo che tu stia facendo un lavoro molto coraggioso sia con la scuola che con il CREI (che vede coinvolti anche giovani) e a questo proposito volevo chiederti: l'ensemble è composto da un bel numero di musicisti di ogni età ed esperienza, cosa comporta questa circostanza, ci sono divergenze di vedute?
Nicola: questa prima fase è embrionale e se vuoi anche di testimonianza per intanto. I compositori coinvolti, me, Fedrigo, Martin e Pierantoni abbiamo stili diversi, ma proprio questo è il bello in questa fase. Di trovarci, cominciare a parlare e a confrontarci.
Manuela: infatti, faccio ancora riferimento alla vostra presentazione, vi proponete di divenire un laboratorio open content di nuove idee musicali: quella degli imminenti concerti è quindi una prima tappa. Ci sono già nuovi sviluppi?
Nicola: ci sono ipotesi, stiamo lavorando su due o tre possibili sviluppi. Uno il coinvolgimento attivo degli studenti, l'altro prevede di invitare artisti innovativi come ospiti con la loro musica, ma ne parleremo da aprile ora il lavoro per questi due primi appuntamenti è così fitto.
Manuela: ottimo Nicola, immagino! Anche per “ambiti di provenienza”, chiamiamoli così, il gruppo è abbastanza variegato: c'è chi proviene dall'ambiente jazzistico, chi dalla musica classica o lirica se non anche da esperienze multidisciplinari con il teatro e la poesia: sfrutterete tutte queste risorse?
Nicola: bhe, l'idea è proprio quella di non porci limiti in questa fase.
Manuela: non ci resta che seguire gli sviluppi! A tal proposito noto che siete molto attivi sul web, quanto aiuta la condivisione, il fare network, i social sia a livello creativo che promozionale?
Nicola: molto direi. Il nostro è un network non solo virtuale ma anche reale, in particolare con Alessandro Fedrigo sono molti i progetti che condividiamo. C'è l'etichetta nusica.org, la rassegna Sile Jazz, con Daniele Goldoni c'è l'università e il Ca Foscari jazz fest, ma ci sono molte collaborazioni anche non formalizzate come con il Centro D'Arte di Padova o Ubi Jazz o singole persone e intellettuali come Enrico Bettinello con i quali è stimolante e importante confrontarsi.
Manuela: e questo è veramente in controtendenza con il discorso di prima quindi ammirevole e spero faccia da esempio! Visto che accennavi a nusica.org ne approfitto per farti un'ultima domanda: c'è già un progetto discografico per il CREI o siamo ancora lontani?
Nicola: Chi lo sa.. Speriamo.. Al limite chiederemo l'indipendenza del jazz veneto.. Ah ah.. Visto che va di moda...
Manuela: ahahaha vero, ci hanno fatto anche un referendum!
Nicola: sicuramente ci sarà una documentazione di questo primo lavoro e verrà messa online. Torno al discorso iniziale: ha senso oggi fare fisicamente un disco per far conoscere il proprio lavoro? Il disco sembra uno strumento pubblicitario o un biglietto da visita per addetti ai lavori. Ci saranno quindi audio e video e partiture e analisi tutto online fruibile liberamente!
Manuela: infatti con nusica.org date la possibilità di scaricare dal sito ogni cd...
Nicola: esattamente.
Manuela: bhe che dire, Nicola grazie ancora veramente per la tua disponibilità!
Donatella: lo ringrazio anch'io e ringrazio anche te!
Nicola: Vi ringrazio per l'attenzione e complimenti ancora per questa intelligente iniziativa della chat!
Donatella: si, veramente complimenti, bellissimo modo di comunicare.
Manuela: troppo buoni! Saluto anche i nostri lettori Giuseppe e Ludovico! Nicola in bocca al lupo per l'imminente debutto del CREI!Ciao!
Nicola: A tutti buon pomeriggio!


LINK CORRELATI A QUESTO ARTICOLO

Nicola Fazzini web site: www.nicolafazzini.com
NUSICA.ORG: www.nusica.org
Scuola di musica Thelonius Monk: www.theloniousmonk.it


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