Chi è Ornette Coleman? Uno che ha detto: «non c'è alcuna maniera “giusta” di suonare jazz». Probabilmente è a quest'idea di libertà espressiva che giovani musicisti come Mateo Mosolo e Luca Dal Sacco si ispirano nel loro insolito progetto: contrabbasso, chitarra acustica... e basta. Due casse di risonanza in cui dare vita e risalto a idee e soluzioni armoniche tutt'altro che comuni. Non ci sono ruoli, si procede per sottrazione e libera improvvisazione, si passa per situazioni scarne ed essenziali, a fil di corda; ci si addentra in atmosfere groovy, dense di ritmo (ma dove sono le percussioni???), si gustano dialoghi serrati e momenti più ariosi, spensierati.... Ci immaginiamo due amici che prima parlano animatamente di filosofia o politica e subito dopo si abbandonano ai ricordi o a chiacchiere leggere e divertenti...
E sono proprio due amici
quelli che stiamo ascoltando, le loro idee tradotte in musica:
Matteo, ventisette anni, si avvicina al jazz dopo aver iniziato a
suonare il contrabbasso nel 2005. Prima semplicemente per provare
qualcosa di diverso dalla musica classica che studiava già da due
anni. Per scoprire, poi, che il jazz «è
una musica molto più stimolante e divertente»
(cit.), scoperta che lo ha invogliato a studiarlo seriamente e con
passione.
Poi c'è Luca, 23 anni
soltanto, suona jazz da quando ha iniziato a studiare la chitarra, a
17. Grazie al papà, noto chitarrista jazz della scena friulana, che
gli passa i dischi di Mike Stern e di Pat Metheny e ottimi consigli,
si appassiona subito a questa bellissima musica.
E poi, cosa succede?
Si
incontrano nel 2008, entrambi militavano in vari gruppi jazz, e a
metà del 2010 formano un trio assieme ad un batterista. Molto presto
però decidono di affrontare un nuovo progetto, quello in duo,
semplicemente per assecondare un urgente desiderio di esprimere al
meglio le proprie idee musicali e il loro ormai consolidato
interplay: «Questo
implica tutta una serie di vantaggi e difficoltà da superare –
spiegano - è ovviamente facilissimo organizzare le prove e si può
suonare potenzialmente ovunque, ma soprattutto si è estremamente
liberi nel suonare, nell’improvvisare e nell’ascolto. La
difficoltà principale invece sta nel riuscire ad essere comunque
originali nonostante l’assenza di altri strumenti e varietà
timbriche, senza contare la difficoltà che comporta il suonare senza
un supporto ritmico».
E,
nonostante le oggettive difficoltà, originali riescono senz'altro ad
esserlo in questo loro primo disco dal titolo “Acoustic Groove”
quasi un ossimoro per questo Humpty Duo... ops ecco che si riaffaccia
Ornette, “Humpty dumpty” non è un suo brano? Certo, ma è anche
l'unica “cover” inserita in questo disco, circondata da una bella
serie di pezzi originali.
“Acoustic
Groove” ha subito conquistato pubblico e critica: a dicembre
2011 è stato presentato allo storico “Caucigh Jazz Club” di
Udine riscuotendo ottimi consensi, recensioni positive e passaggi
radiofonici su varie radio: Radio 1 FVG, Radio 3, www.puntoradio.fm.
Il brano ‘Moretti’s
Park’ ha aperto una sezione della puntata di ‘Battiti’ (Radio
3) dello scorso 1 maggio dedicata ai duetti jazz, in scaletta insieme
a Vijay Iyer, Claudio Fasoli e Shai Maestro.
Nel 2012 Matteo e Luca
svolgono una notevole attività concertistica in tutto il triveneto e
non solo. Tra giugno e luglio hanno suonato per le rassegne Udin&Jazz
2012, Folkest 2012, Nei suoni dei Luoghi 2012, sono stati inoltre
selezionati per le semifinali dell’European Jazz Contest che si
sono tenute all’Enoteca Italiana di Siena. Hanno vinto la prima
edizione del Conad Jazz Contest che li ha portati ad esibirsi
all’interno del più importante festival jazz italiano: Umbria
Jazz.
Da seguire!
Humpty Duo | Autoprodotto (2012)
Track list
1. Passi; 2. Moretti's Park; 3. Humpty Dumpty; 4. Sunburst; 5. Serenata Jazz; 6. Sguardo rubato; 7. Frisbee; 8. Empty Shades; 9. Dots; 10. Punto luce.
1. Passi; 2. Moretti's Park; 3. Humpty Dumpty; 4. Sunburst; 5. Serenata Jazz; 6. Sguardo rubato; 7. Frisbee; 8. Empty Shades; 9. Dots; 10. Punto luce.
Musicisti: Matteo Mosolo:
contrabbasso; Luca Dal Sacco: chitarra acustica.
È la melodia esile,
scura e riflessiva di Passi ad aprire questo bel disco che
subito dopo si dilata al ritmo più incalzante, quasi ballabile di
Moretti's Park, il parco sottocasa dove realmente Matteo e
Luca si trovano spesso per suonare. Eppoi la Humpty dumpty del
“gigante”, rivista e corretta in chiave “i due apostoli –
fatecela passare, Matteo e Luca - del gigante”: una versione che
all'originale sottrae e poi moltiplica... non per nulla i nostri
“apostoli” (lo leggerete nell'intervista) sono anche due menti
matematiche! Si prosegue con altri sette brani in cui si rintraccia
un comune denominatore, quello di non limitarsi al semplice jazz
acustico fatto di ballad e brani dal tempo libero, ma di avere un
approccio energico e ritmico, solitamente inusuale in formazioni così
ristrette.
Agili composizioni in cui
i ruoli si confondono, il baricentro si sposta continuamente in un
andamento esecutivo spigliato e disinvolto, sintomo di una forte
complicità raggiunta tra i due: traguardo interessante per due
giovanissimi, dal quale ripartire per realizzare ancora molto. Ma non
si può non notare la complice energia che corre tra le corde, le
felici intuizioni compositive che muovono prospettive nuove,
ulteriori, l'equilibrata alternanza tra momenti briosi e cupi, le
colorate sfumature timbriche e gli elaborati intrecci armonici fanno
di questo primo disco una scommessa vinta, un ottimo disco.
Consigliato.
INTERVISTA A MATTEO MOSOLO E LUCA DAL SACCO, HUMPTY DUO
- 1. Inizierei come faccio spesso , chiedendovi qualcosa su di voi, per conoscerci meglio: qualche aggettivo con cui vi descrivereste? Che rapporto c'è tra voi? Che cosa avete in comune e cosa vi differenzia?
Di sicuro ci riteniamo
insoliti, essenziali ed originali, per la scelta della formazione e
per lo stile del nostro duo. Energici invece per l’enfasi che
abbiamo nel suonare insieme. Tra noi c’è un bel rapporto di
amicizia che va oltre il solo suonare insieme. Inoltre c’è
un’affinità che difficilmente siamo riusciti a trovare con altri
musicisti. In comune abbiamo la passione per la musica e la birra,
una mentalità scientifica (Matteo
è un matematico, Luca un informatico) e un' adorazione per il jazz
moderno ritmico e groovoso!!! Ci sono però anche varie differenze,
Matteo spesso è sbadato e irruento, Luca di contrasto è
estremamente preciso e pignolo. Forse è questo che fa funzionare
bene i nostri brani.
- A chi/cosa vi ispirate?(ambienti, generi, musicisti, stili ecc...)
Luca: Per i brani più
lenti e sentimentali di solito penso ad una persona che mi ispira un
certo sentimento. Per gli altri, luoghi e generi sono la mia fonte
d’ispirazione. Per esempio “Moretti’s Park” è un brano
dedicato al parco sotto casa dove io e Matteo ci troviamo spesso a
suonare.
Matteo: Le fonti
d’ispirazione sono potenzialmente infinite: da un libro appena
letto ad una sinfonia classica, un panorama che ti trasmette certe
sensazioni o una persona particolarmente vicina. Un po’ ridendo mi
ritengo un rockettaro che suona il contrabbasso, e nel mio strumento
cerco di trasmettere tutto quello che mi ha formato: sia questa
musica classica, jazz, free o metal.
- Quali sono state le esperienze salienti del vostro percorso personale, culturale ed artistico?
La prima che ci viene in
mente è la prova in cui, dopo aver suonato “Sguardo Rubato”,
abbiamo capito che in duo la nostra musica funzionava al meglio.
Successivamente la pubblicazione di “Acoustic Groove, il nostro
primo disco, è stata una tappa fondamentale per il nostro percorso.
Concludiamo con le belle soddisfazioni di questo 2012 dove abbiamo
suonato a Siena, nei festival Udin&Jazz e Folkest e a Perugia,
all’interno di Umbria Jazz 2012.
- Come vi siete incontrati e come nasce il vostro duo?
Matteo: Ci siamo
conosciuti nel 2008 quando Luca mi ha chiesto se volevo far parte di
un trio con lui e un batterista. Già dalla prima prova ho capito che
era il tipo di musicista con cui volevo suonare.
- Parliamo di “Acoustic Groove”. Il titolo stesso rimanda a un progetto di base, ce lo descrivete?
Citiamo un nostro
ascoltatore che al termine di un concerto ha definito la musica
dell’Humpty Duo come: “La potenza di una rock band nell’intimità
di un duo acustico!”
L’idea di base
dell’Humpty Duo è quella di avere un approccio energico e ritmico
che è solitamente inusuale in formazioni così ristrette. Abbiamo
quindi pensato che il termine “Acoustic Groove” descrivesse al
meglio questo concetto.
- La track list presenta parecchie composizioni originali, come nascono? Chi compone?
Le nostre composizioni
nascono sempre da ciò che sentiamo, dalle nostre esperienze
personali, qualcosa che esce direttamente da noi stessi sotto forma
di musica. Siamo entrambi molto aperti ad ogni tipo di musica (jazz,
classica, rock, ecc) e può capitare che ascoltare un determinato
autore o compositore ci faccia comporre un certo tipo di armonie.
Ascoltare qualcos’altro, invece, può invece metterci in testa un
ritmo particolare su cui sviluppare diverse idee.
I brani di “Acoustic
Groove”, come quelli di tutto il nostro repertorio, nascono da
delle idee che sviluppiamo singolarmente fino ad avere un brano
pressoché completo. Successivamente lavoriamo insieme
sull’arrangiamento per far rendere il brano nel miglior modo
possibile.
- Cosa vi aspettate da questo disco e dalla vostra partecipazione a Umbria Jazz?
Con “Acoustic Groove”
volevamo farci conoscere anche fuori dal Friuli con un prodotto
valido ed inusuale. Abbiamo avuto qualche proposta di co-produzione
da parte di alcune case discografiche ma, essendo giovani, abbiamo
deciso di auto-produrci ed attendere di maturare ancora un po’
prima di una produzione su scala nazionale.
L’esperienza di Umbria
Jazz è stata importante ed interessante, vedere una città piena di
musicisti a tutte le ore del giorno è stato particolarmente bello.
La nostra esibizione è stata seguita da un pubblico attento e
competente che è rimasto contento del nostro sound e che ci ha fatto
un sacco di complimenti. Di sicuro Umbria Jazz è una vetrina
importantissima e speriamo che ci aiuti nel farci conoscere ed
apprezzare da un pubblico più vasto e, magari, nel darci l’occasione
di poter collaborare con qualche nome di primo piano.
- Ci sono artisti con cui vi piacerebbe collaborare?
Quando quest’estate
abbiamo suonato ad Udin&Jazz c’erano un sacco di musicisti di
livello ad ascoltarci (U.T. Gandhi, Danilo Gallo, Zeno de Rossi, Enzo
Favata per citarne alcuni). Gandhi è rimasto particolarmente
impressionato dalla nostra energia e ci ha proposto di fare qualcosa
insieme…noi ne siamo onorati e speriamo a breve di poter
organizzare qualcosa.
Sarebbe poi bellissimo
poter collaborare con due musicisti che riteniamo molto importanti e
di assoluto stimolo per tutto il jazz italiano: Francesco Bearzatti e
Gianluca Petrella. Hanno idee sempre nuove e fresche e pensiamo che
un fiato in qualche nostro brano ci starebbe proprio bene!
- Quali sono secondo voi i pro e i contro di suonare jazz?
Il jazz è una musica
splendida che, a differenza di come vorrebbe qualcuno, è sempre alla
ricerca di novità; una musica stimolante che non ti rinchiude dentro
uno spartito ma che ti lascia libero di esprimere ciò che realmente
si prova. Purtroppo non sempre è così seguita e il pubblico è
formato spesso dagli stessi jazzisti che troppe volte preferiscono
sentenziare sul musicista o sul gruppo di turno piuttosto che godersi
un concerto, soprattutto se si propone qualcosa che non è lo
standard.
- Come vedete il vostro futuro e cosa pensate del jazz oggi dal punto di vista musicale, organizzativo e come pubblico?
Sinceramente non ci
illudiamo molto sul nostro futuro. In Italia se non si suona con un
top player è difficile che club e locali vengano a cercarti o che
semplicemente rispondano alle tue proposte. Ovviamente se i club non
rispondono a determinate proposte figurarsi i festival che oramai
preferiscono battere cassa sui soliti nomi che assicurano entrate ma
che non sempre danno uno spettacolo all’altezza della loro fama.
Il pubblico purtroppo è
pigro, preferisce adattarsi ad ascoltare un personaggio mediatico che
la tv o le riviste hanno prontamente pubblicizzato e si accontenta di
vedere il personaggio, non la musica che propone o l’effettiva
qualità del progetto. Ci sono ancora pochi festival e locali che si
azzardano a proporre qualcosa di nuovo, ma spesso lottano con
finanziamenti miseri e un pubblico limitato di appassionati veri.
- Quali progetti avete per il prossimo futuro?
Per il prossimo futuro
abbiamo in mente di registrare un secondo album che speriamo di
riuscire a pubblicare con qualche casa discografica. Nell'ultimo anno
siamo maturati molto musicalmente e abbiamo scritto un sacco di pezzi
nuovi che stiamo suonando e provando da un po’. Ovviamente sarebbe
bello riuscire a collaborare con qualche musicista importante, come
quelli nominati precedentemente, e riuscire ad essere presenti nelle
programmazioni di club e festival di tutta la penisola.
ALCUNI VIDEO
HUMPTY DUO on VIMEO
ah peerò!
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