giovedì 12 gennaio 2012

AMANITA: IL GRUPPO COME CENTRO DI GRAVITA' PERMANENTE

«È come in un gruppo rock, non c'è l'idea “nome-solista trio” ma siamo come una piccolissima comunità: ci si consulta e si decide. Ognuno ha massima libertà di scelta e di proposta. C'è molta fiducia e capacità di ironizzare sui nostri difetti [...] L'amanita muscaria è un fungo allucinogeno, quindi il riferimento è alla possibilità dell'evasione. La musica è un gioco e come tale deve portarti in un mondo diverso. L'amanita è anche il fungo dei Puffi: velenoso ma simpatico, come la nostra musica a volte dolce a volte spigolosa»

All photos are by Fausto Scirchio (Scirchiof)
Dopo aver conosciuto il trio cosentino Amanita, alcune idee, si sono impresse nella mia mente, parole che sgorgano spontaneamente tra i pensieri e che provengono dalla prima impressione che ognuno di noi ha di qualcun altro o qualcos'altro. A me viene in mente costanza, impegno ma anche ironia, solarità, non prendersi troppo sul serio: qualità, queste ultime, che ai jazzisti a volte mancano.



Loro, in effetti, non possono qualificarsi come jazzisti in senso stretto, ma un po' come “argonauti” che partendo dal jazz, viaggiano tra generi diversi che, nel loro album d'esordio, “Gente a sud”, vengono rielaborati e codificati secondo un personale stile, con fantasia e consapevolezza. Una consapevolezza raggiunta in seguito ad una lunga attività live, dunque la conquista di un gruppo che lavora molto sia in sala prove che ai concerti; una consapevolezza che li porta a considerare un disco come il punto di arrivo di un percorso singolare e comune allo stesso tempo, che va vissuto a fondo e senza quella smania di emergere che spesso caratterizza molti giovani: «Non abbiamo ansia di “fare il botto”, crediamo che un lavoro paziente e costante darà i suoi frutti. Sempre attivi ma senza fretta».

Carlo Cimino - double bass

Il trio Amanita è composto da Carlo Cimino (contrabbasso), Raul Gagliardi (chitarra) e Maurizio Mirabelli (batteria): Raul è un romantico capellone, dotato di una sottile e a tratti cinica ironia; Carlo ha la barba, si rivolge al pubblico col megafono e a volte parla troppo; Maurizio è alto, fa tutto lentamente e beve il thé. Tre personalità, dunque, che non potrebbero essere più diverse ma, proprio di questa loro diversità gli Amanita fanno un punto di forza, una risorsa. Anche i percorsi artistici personali di ognuno differiscono parecchio: Raul ha quasi sempre perseguito la creazione di formazioni che suonassero musica originale (spesso sue composizioni), sempre alla ricerca del giusto equilibrio fra composizione e improvvisazione. La sua musica trae ispirazione dal jazz, dalle musiche etniche mediterranee, ma anche dalle canzoni che ha sempre amato. 
Carlo, invece passa, in una prima fase, dalla chitarra al basso elettrico (cioè dalle canzoni da falò ai Led Zeppelin), poi dal basso elettrico al contrabbasso (cioè dai Genesis a Scott La Faro). Poi, dopo il liceo, la scelta di fare solo musica (il conservatorio, il D.A.M.S.), cercando di vivere suonando. «Ho suonato (e suono) quasi di tutto – dice -: rok'n'roll, tarantelle, un po di musica classica, jazz, giezz. Ma quando posso scegliere mi oriento verso ciò che mi piace davvero... anche se c'è da investire tempo ed energie».

Maurizio Mirabelli - drums




Maurizio, infine, è cresciuto in una famiglia in cui si respirava musica quotidianamente: le prime esperienze sul palco le vive assieme al padre, il fratello e la sorella... in una band “formato famiglia”. Negli anni a seguire anche lui ha militato in gruppi che producessero musica originale registrando le prime cose nel suo studio casalingo. Contemporaneamente ha sempre amato lavorare come musicista “freelance”, collaborando anche con artisti internazionali.











Raul Gagliardi - guitar
Il trio nasce nel 2009 in seguito ad una serie di disparati o fortuiti incontri: Carlo e Raul si conoscevano musicalmente già da diverso tempo; Raul e Maurizio avevano invece suonato insieme per tre anni in un progetto di musica originale e infine, anche Carlo e Maurizio si incrociavano spesso in piccole formazioni swing. Dopo aver cambiato due batteristi per i casi della vita, Raul e Carlo individuano in Maurizio l'uomo giusto per il loro progetto. Era maggio 2010. 
Il gruppo si configura fin da subito come una piccola comunità in cui ogni componente ha la massima libertà espressiva grazie ad un rapporto paritario fra i musicisti e all'assenza di un vero e proprio leader. Questo non significa che non ci siano ruoli, artisticamente parlando: Raul è il compositore ufficiale, la musica del trio nasce e si sviluppa dalle sue composizioni, ma il sound finale è la risultante di un lavoro di gruppo in cui ognuno dei musicisti sceglie, propone, aggiunge il proprio tocco. Esiste un rapporto di grande fiducia fra loro e la capacità di ironizzare sui propri difetti, cercando di smussarli o correggerli, quando occorre, o anche di sfruttarli qualora si dimostrassero una risorsa.




GENTE A SUD



È l'esordio discografico degli Amanita, prodotto e distribuito dall'etichetta romana Zone di Musica.
Gente a Sud nasce dall'esigenza di mettere “nero su bianco” l'attività live del trio: tutti i pezzi del cd, infatti, sono stati suonati tante volte dal vivo prima di entrare in studio di registrazione. Questo anteporre il live alle registrazioni ha consentito al trio di imprimere maggior calore ed energia ai brani. Le riprese sono state effettuate nell'home-studio di Maurizio (il batterista) in un'atmosfera rilassata e conviviale che ha portato i musicisti ad essere pazienti, esigenti con se stessi e a trovare la forma-disco di ogni brano, privilegiando la sintesi alla prolissità.
Alle riprese è seguito un lavoro di editing discreto e rispettoso delle intenzioni musicali, portato a termine con professionalità da Alberto La Riccia ingegnere del suono, ma soprattutto musicista. Seguendo quest'idea, cioè che debbano essere i musicisti a mettere le mani nella musica, gli Amanita hanno cercato una collaborazione di alto livello come quella di Luca Bulgarelli per missaggio e mastering, un vero special guest, che si è appassionato alla loro prima avventura discografica realizzando un master dal suono fedele, estremamente dinamico e diretto.
Dal punto di vista compositivo l'idea principale è quella di creare della musica che possa fondere il jazz moderno con delle sonorità dal lontano sapore etnico. É presente in questo lavoro una ricerca ritmica che, secondo i tre musicisti, è l'aspetto caratterizzante delle musiche di tutti i Sud.
Raul ha spesso un'intenzione etnica nel suo fraseggio, derivata dagli ascolti di grandi interpreti dell'oud come Anouar Brahem e Rabih Abou-Khalil e quando pensa al rock ha nel cuore gli Smiths e gli anni '80. Carlo ha consumato i dischi dei Gentle Giant come dei Weather Report e su un'isola deserta porterebbe i dischi di Ornette Coleman e Charles Mingus. Maurizio viaggia in auto con Frank Zappa, ama tra gli altri Tony Williams e Avishai Cohen.
«Abbiamo anche dei gusti comuni – affermano -: Wayne Shorter, John Zorn, Monk, i Police, le bistecche di maiale e i Beatles. Nella musica del trio ovviamente confluiscono tutti i nostri gusti e i nostri ascolti, anche se non in modo esplicito, ma spesso in sotto traccia. Le influenze sono echi, rimandi, allusioni, inconscio... non sono cose che si decidono “a tavolino”»
Il risultato musicale è pervaso da sonorità mediterranee percorse da un'inquieta malinconia e da una trama ritmica asimmetrica ed energetica. Ciò denota, da parte del trio, il vivere con una sensibilità particolare l'essere al centro del Mediterraneo, con un lavoro che media le influenze fra nord e Sud, tra passato e presente di questo bacino divenuto cuore di una nuova rinascita culturale.

All'ascolto si lasciano apprezzare le loro “incursioni” in diversi ambiti musicali che spaziano dalle radici etniche, al jazz contemporaneo con brevi sortite anche nel rock e nel cantautorato più genuino. Il disco presenta infatti tutte composizioni originali, ad esclusione di una morbida versione di “Enjoy the silence” dei Depeche Mode e di una graffiante rivisitazione di “Centro di gravità permanente” di Franco Battiato.
Il protagonismo della chitarra è audacemente fiancheggiato dall'ottima timbrica del contrabbasso che, più che una spalla, può ben definirsi un co-protagonista del disco. Il lavoro è ben amalgamato dalla ritmica della batteria in un coagulo omogeneo e multiforme allo stesso tempo.
Si alternano momenti lirici e rapsodici, linearità ed ardite sovrapposizioni, libertà e struttura, alla ricerca di una sintesi tra jazz contemporaneo e lontane radici.


Qui alcuni link alla loro musica:



Alcuni video:









Tutti i video su:




Per essere sempre aggiornati sui loro live e progetti:







1 commento:

  1. Congratulazioni a tutto il gruppo. Un saluto a Carlo da tutto lo staff di Gullansky Lab Bologna

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